Impara a mettere la retromarcia!
La prima cosa, ma proprio la prima, che mi viene chiesta da chi non riesce a trovare lavoro è questa: “Dai uno sguardo al mio CV e mi spieghi come migliorarlo?”. Io lo faccio volentieri e tutti sanno che la prima cosa che dico quando rispondo è questa: “Potresti inviarmi anche qualcuna delle offerte alle quali ti sei candidato, utilizzando quel CV?” Perché richiedo le offerte? Semplice, mi aiutano a capire che tipo di competenze ed esperienza quel CV cerca di rispondere. Generalmente non trovo un matching congruo tra CV e offerta. E questa è anche la causa che spingerebbe me, così come altri recruiter prima di me a scartare quel CV. Risolto l’arcano e posto il “richiedente aiuto” di fronte alla realtà, nel secondo messaggio propongo un gioco, che in realtà è un esercizio che mi è utile per comprendere diverse dimensioni del mio interlocutore: locus of control, competenze, capacità di networking… Mi sarebbe bastato leggere il CV per capire tutto, ma a me piacciono le conferme e poi dare aiuto gratis senza ricevere in cambio neppure un po’ di sforzo dall’altra parte mi pare ingiusto.   La retromarcia… C’è chi si ferma a questo esercizio. C’è chi prosegue… E quando proseguono li metto di fronte alla realtà più dura: “Il CV è l’ultima cosa di cui ti devi preoccupare. Ti va di fare marcia indietro e di ricominciare?”. E a questo punto “only the brave“, solo i coraggiosi e gli astuti restano e chi resta, generalmente arriva all’offerta di lavoro. Sì, la marcia indietro è necessaria quando i CV inviati sono troppi e le risposte sono nulle. Ma non tutti sono disposti a ingranarla. Capire che tutto il tempo che hai speso nell’invio dei CV non è servito quasi a nulla, è davvero un brutto colpo…   I portatori sani di passaparola Però la verità è sempre e ancora solo una: ciò che conta davvero per trovare lavoro è il tuo network. Il lavoro si trova spesso grazie al passaparola. Anche quando siamo alla ricerca della prima esperienza. Ora ti spiego perché… Prima di tutto, però, facciamo attenzione, non confondiamo il passaparola con la raccomandazione. Il passaparola è la raccomandazione per eccellenza e non è fatto da un potente di turno, è fatto da chi ti conosce e sa come lavori. E’ fatto con il cuore ed è un consiglio appassionato. Vale molto di più della raccomandazione. Prima di tutto perché con la raccomandazione non sai mai chi ti arriva. E in secondo luogo perché con il passaparola offri una garanzia. E siccome le risorse umane non sono né elettrodomestici né robot, non sempre si può avere una garanzia. Ma tornando a chi può essere per noi un “portatore sano di passaparola”, non possiamo far altro che rivolgerci a chi svolge il nostro stesso lavoro o a chi lavora nel nostro stesso settore. Non solo… Portatori sani di passaparola possono essere tutti i nostri conoscenti e i nostri amici. C’è un mantra che ripeto spesso e per il quale molti mi guardano storto. E’ questo: “Sii sempre come gli altri vorrebbero vederti sul lavoro, persino quando vai a fare la spesa. Quindi, figuriamoci sui social…”. Sì, molti mi dicono che sono esagerato. Però c’è una cosa sulla quale non possono darmi torto: io sul lavoro e nella vita di tutti i giorni sono sempre lo stesso: generoso, sorridente, affabile, uno su cui si può fare affidamento. E se ci ragioni, queste sono tra le soft skills più importanti sul mio lavoro.   Il lavoro fatto bene, porta lavoro Quindi, ragionaci un attimo: se tu sei inaffidabile, scostante, scontroso e svogliato nella vita di tutti i giorni, nessuno dei tuoi amici ti consiglierebbe a qualcuno. Probabilmente, nessuno dei tuoi amici ti assumerebbe. E se tu quando lavori con i tuoi colleghi o con altri partner non dai il massimo, allora ti stai giocando buona parte, se non tutti, i tuoi possibili portatori sani di passaparola. Se il tuo capo non scriverebbe una referenza per te, non è perché tu sei capitato a lavorare nel posto sbagliato con la persona sbagliata, ma semplicemente perché tu non ti sei dimostrato al meglio di ciò che potessi dare. E non è questione che oggi ti offrono sempre condizioni lavorative da Terzo Mondo. Ricordati che sei tu che scegli di lavorare in un’azienda, anche quando sei alla canna del gas e quella è la tua ultima opzione per guadagnarti da vivere. E siccome sei tu che scegli di lavorare anche in un posto che non fa per te, in ogni caso, anche in quel posto e in quell’occasione tu devi dare il massimo. Devi essere uno che si fa rimpiangere. Solo chi si comporta così anche quando va a fare la spesa, è uno che attrae “portatori sani di passaparola”. Quindi, alla fine dei conti, per poter essere aiutati spontaneamente dagli altri nella ricerca di un lavoro, dobbiamo solo replicare il nostro modo di essere in ogni occasione di networking. Chi fa parte del network all’interno del quale ci muoviamo, sia esso virtuale o reale, deve conoscere e apprezzare le nostre competenze e il nostro modo di essere. Solo così, al momento opportuno, potrà segnalarci. Solo così, potremo essere il nome che a lui viene in mente quando qualcuno gli chiederà: “Ho bisogno di qualcuno che faccia questo, lo conosci?” A questo punto ti chiedo… Quanta retromarcia hai bisogno di mettere? Buon lavoro supereroe!

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